Alla ricerca di Atlantide (6)
“… Iperborea , regione mortale dei grandi capi dell’intelligenza,
luogo natio dei figli della pietra, e solo i santi nascon dalla pietra.
Iperborea, bianco-nero, oro-argento, manifestazione,
non-manifestazione, tristezza che trascorre e va tentoni …”
N. Stanescu
Iperborea: un altro mito senza età… E’ mai esistita? E se è esistita, dov’era? Robert Ballard, un famoso oceanografo, è l’uomo che per primo ha scoperto e raggiunto il relitto del Titanic. Qualche tempo fa, Ballard si è dedicato ad un’altra ricerca: trovare le tracce del Diluvio Universale. Insieme a Petko Dimitrov (direttore della Sezione di Geologia e Archeologia Marina nell’Istituto di Oceanografia Ecomonitor), sostiene di aver trovato nuove prove alla tesi che il Diluvio Universale avrebbe interessato la zona del Mar Nero.
Robert Ballard sostiene che il Mar Nero s’è riempito d’acqua improvvisamente, come per effetto di una tremenda alluvione, un diluvio. A suo avviso, non un diluvio, ma proprio il Diluvio. Se ha ragione, potremmo pensare che la fine dell’ultima glaciazione sia stata un evento drammatico e catastrofico, che ha generato allagamenti di interi Paesi, di intere regioni. Come dovremmo collocare Iperborea, sulla base di questa ed altre simili ipotesi?
Ad esempio, Iperborea, ammesso che sia davvero esistita, dovremmo pensarla a nord del Mar Nero? Magari nel nord del Caucaso?
Prima di continuare, riassumo le ipotesi sorte a proposito di quest’altra mitica terra originale, Iperborea. Direi che esistono tre posizioni differenti:
1) Iperborea non è mai esistita. E’ solo un mito, una leggenda, senza alcun fondamento storico.
2) Iperborea è esistita ed era collocata nei pressi del nord del Caucaso.
3) Iperborea è esistita ed era collocata in quella che oggi è l’Artico.
Delle tre ipotesi, la terza è sicuramente quella che provoca i più forti mal di pancia agli storici, eppure abbiamo visto che l’ipotesi di Felice Vinci che potremmo sintetizzare nel titolo del suo libro Omero nel Baltico ha un peso non trascurabile se specialisti del calibro di Rosa Calzecchi-Onesti la prendono assolutamente sul serio. Non sono poi da dimenticare i numerosissimi riferimenti ad Iperborea che è possibile trovare in ogni Tradizione di ogni latitudine e sappiamo che i miti contengono sempre una parte di verità.
Se fosse esistita, dove dovremmo collocarla questa mitica Iperborea? Insomma, in poche parole:
Dov’era Iperborea?
A) L’ipotesi terremoti. Ci chiediamo: ma come potevano gli Iperborei vivere in una zona artica? Dobbiamo supporre che il clima in quella zona fosse diverso da oggi? E come sarebbe possibile una simile eventualità? l terremoto del 26 dicembre 2004, che è stato la causa del successivo devastante maremoto, ha provocato uno spostamento dell’asse di rotazione della Terra di circa 6 centimetri. Attenzione! Stiamo parlando dello spostamento dei poli geografici e non di quelli magnetici! E’ il polo nord geografico che si è spostato e non quello magnetico, che, per altro, è sottoposto ad una continua maratona nelle zone artiche. Nonostante l’immensa energia del terremoto indonesiano del 26 dicembre 2004, lo spostamento dell’asse di rotazione è stato, praticamente, irrisorio, comunque non tale da giustificare il mito. Soprattutto ricordando che stiamo parlando di eventi relativamente recenti e non certo di qualche decina di milioni di anni fa. Da scartare.
B) La deriva dei continenti. Un’altra ipotesi potrebbe mettere in ballo la teoria della deriva dei continenti. Eppure, neppure questa sembra suffragare l’ipotesi-Iperborea: i tempi sono troppo lunghi e abbisognano di milioni di anni per prodursi. Da scartare.
C) La precessione degli equinozi. Come dice Wikipedia: è un movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse. Insomma, è un moto che attiene la direzione dell’asse di rotazione della Terra, che non riguarda affatto il punto geografico in cui si trova il polo geografico, che invece non muta. Da scartare,
D) Una glaciazione improvvisa. Ancora: un brusco cambiamento climatico, che avrebbe trasformato regioni abitabili in aridi deserti di ghiaccio. E’ possibile? Ecco quanto si può leggere in questo articolo:
(Circa questo mitico Paese) … ci sono oggi conosciuti e rimasti territori periferici, come l’Islanda, la Groenlandia, la Terra di Grinell e le Spitzbergen. Noi sappiamo, però, che queste albergarono un tempo una ricca flora, che può essere germinata già in un primo periodo terziario. Così nella terra di Grinell, situata ad 81° 45’ di latitudine nord, dieci specie di conifere, tra cui l’abete rosso e due pini selvatici; una specie di tasso; l’olmo, il tiglio, due specie di noccioli con una ‘palla di neve’, la macchia di cespugli. Nel lago d’acqua dolce viveva una ninfea e la riva era rivestita da carici e canne palustri. Ci viene incontro quindi in questa parte estrema del mondo una flora, che corrisponde al massimo con quella della parte nordica della zona temperata e che richiede una temperatura media annua di almeno + 8°, mentre questa attualmente sta colà a 20 ° sottozero. Più in prossimità vi si accompagna la flora delle Spitzbergen.
Anche qui predominano le conifere, una gran quantità di pinastri, di abeti rossi, di abeti bianchi. Tra gli alberi frondiferi, a foglia latiforme si trovano pioppi, salici, ontani, betulle e faggi, querce, una specie di platano, di albero della seta, di noce, due specie di magnolie e quattro di aceri. Tre specie di ‘palle di neve’, molte di biancospino e di giuggiola formavano col nocciolo la macchia di cespugli. Nel lago di acqua dolce appare di nuovo la ninfea artica, un erba coclearia per i girini di rana ed una per le uova di Salmone, cui si associano molte canne palustri e giaggioli.
La flora fossile della Groenlandia settentrionale, che indica un clima quale noi troviamo attualmente nei dintorni del lago di Ginevra, ad es. presso Montreux, con una temperatura annuale di 10°, ha un’apparenza alquanto più meridionale. Oggi la stessa regione giace a circa 70° di latitudine nord (1). La spiegazione per il violento dislocamento climatico in questa zona è data dallo spostamento del Polo nel Terziario e nel Quaternario.
Note:
Il racconto delle imprese subacquee di Ballard è oggetto del libro L`ESPLORAZIONE DEGLI OCEANI, DALLA SCOPERTA DEL TITANIC ALLA TEORIA DEL DILUVIO UNIVERSALE, SBN 978-88-8095-818-5, National Geographic ® Prezzo Euro 48,00
Roberto, su Atlantide, un testo davvero ben scritto e anche molto sensato l’ha scritto un Ingegnere italiano, Flavio Barbiero.
Il libro si chiama: Una civiltà sotto il ghiaccio