Il blog di Roberto Zamperini

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The Secret: sciogliere gli elastici del male e del dolore (5)

Spesso, quando le persone chiedevano alle Entità che parlavano per bocca di Edgar Cayce di fornir loro la ricetta di un farmaco che le facesse guarire, quelle Entità chiedevano: “Perché vuoi guarire?” Una domanda la cui risposta è tutt’altro che scontata! E potremmo allora chiederci: perché vogliamo questo e quest’altro e non piuttosto quest’altro ancora? Insomma, la volontà, il desiderio, l’interesse profondo di una persona sono concetti che dovremmo esplorare, se vogliamo rispondere con qualche serietà a questa domanda:

Esiste o no un “Secret” della felicità?

Davvero possiamo attrarre a noi ciò che vogliamo? O piuttosto la norma è che attraiamo a noi ciò che non vogliamo (QUI, QUI e QUI)? E naturalmente lo facciamo inconsciamente? Allora è l’urgenza non è tanto quella di attrarre ciò che vogliamo, ma piuttosto è quella di non attrarre ciò non vogliamo! O, meglio, di non attrarre a noi ciò che non vorremmo, se davvero sapessimo cosa vogliamo e cosa non vogliamo. Ma – pur ammettendo che attraiamo ciò che vogliamo –  cosa veramente vogliamo? Volere è manifestazione di R1, del Primo Raggio (QUI, QUI e QUI). Ogni Raggio è manifestazione di un ente (Assoluto a parte!). Allora è lecito chiedersi: chi si manifesta tramite R1 e cosa R1 trasporta o, per dirla con parole più semplici, chi è che vuole e cosa vuole? Cioè: quale parte di me vuole e cosa vuole? E dunque: ciò che voglio (o credo di volere) è o no conforme ai miei interessi più profondi o “spirituali”? Volere di attrarre il denaro potrebbe essere non conforme agli interessi più profondi di me, inteso come individualità spirituale?

Ricordate The Sliding Doors? Nel film, Helen è una giovane donna che lavora nel campo delle pubbliche relazioni. E’ fidanzata con Gerry. In seguito al suo licenziamento, torna in tutta fretta a casa e, mentre scende le scale della metropolitana si trova di fronte ad una scelta: aiutare una mamma in difficoltà con il suo passeggino o ignorarla e correre di corsa a prendere il convoglio appena arrivato.

La scelta possibile le permette di vivere in due dimensioni parallele:

  • Helen prende il metrò, rincasando trova il fidanzato a letto con un’amica. Da allora – cessati gli effetti dello shock  e scaricato l’infedele Gerry – la sua vita cambia decisamente in meglio; la sua vita professionale migliora moltissimo.
  • Helen perde il metrò e rincasa più tardi, trovando il fidanzato solo e non è cosciente della sua infedeltà. Trova un lavoro come cameriera e conduce una vita piena di sacrifici e di ulteriori tradimenti da parte di Gerry.

Credo che il film esprima con semplicità il problema assai complesso di quale sia il nostro interesse più profondo. Supponiamo che Helen, prima dell’avvenimento descritto nel film, avesse voluto “chiedere all’Universo” che nulla potesse turbare il suo rapporto con Gerry: la sua vita sarebbe stata piena di sacrifici e di tradimenti. La scoperta del tradimento di Gerry, che lì per lì le sembra una tragedia, la proietta invece in un’altra vita fatta di soddisfazioni e di successo.

Tutte queste domande, che sono solo una parte di quelle che dovremmo cominciare a farci, devono spingerci ad una conoscenza più approfondita della nostra costituzione energetica e addirittura della natura stessa dell’Energia. Qualcuno, nei commenti, ha parlato di costellazioni familiari, come tendenza inconscia nascosta nella famiglia ad attrarre certi eventi piuttosto che altri (una sorta di coazione a ripetere); qualcun altro ha ben ricordato La Cellula Madre, la struttura energetica nascosta dentro ognuno di noi che ci ricollega e ci sintonizza con i nostri avi (e non solo a loro) . Qualcun altro potrebbe addirittura mettere in gioco il discorso della reincarnazione, con un’altra collana di domande: ammesso che ci si reincarni, chi o cosa si reincarna? E dove ci si reincarna? E, se ci si reincarna, quali problemi irrisolti dalle vite precedenti ci portiamo dietro (ammesso che ciò accada)?

Domande davvero importanti ed impegnative, che non possono essere risolte in questo breve spazio, ma la cui analisi ci darà almeno la misura della vastità del problema espresso con la semplicistica formuletta  “La Legge dell’Attrazione“. Domande che, a ben riflettere, ci riportano indietro di migliaia di anni, ci riportano all’oracolo di Apollo (e anche QUI) e alla domanda scolpita sul frontone del Suo tempio:

UOMO, CONOSCI TE STESSO.

Tornando a realtà meno stratosferiche e più umane di quelle apollinee, occorre qui introdurre nel discorso il concetto dei legami.

I legami: gli elastici che ci tengono legati al male.

Dal punto di vista energetico, un’interazione tra due persone o tra una persona e un oggetto o un evento (anche immaginario!) può essere di due tipi:

1) di irradiazione d’amore e di valorizzazione;

2) di legame.

Dalla definizione si deduce che ogni interazione non basata sulla irradiazione d’amore e di valorizzazione è necessariamente interazione di legame. E’ ovvio che ogni rapporto tra due persone che comporti

  • violenza fisica o verbale, sadismo
  • critica distruttiva
  • masochismo
  • paura, timore dell’altro
  • dipendenza
  • sfruttamento
  • invidia
  • gelosia
  • esibizione di potere, bisogno di potere
  • eccetera, eccetera, eccetera

comporta necessariamente la creazione di legami.

Parliamo, per semplicità, di una vittima e di un carnefice. La vittima è chi subisce il legame, il carnefice è chi lo mette in essere. Una precisazione: i due termini, vittima e carnefice, sono molto forti e non necessariamente corrispondono alla reale portata del rapporto di legame. Infatti, la maggior parte dei legami assolutamente banali e senza quasi alcun effetto. Per esempio, già una banalissima critica sull’abbigliamento del partner o di un amico è in grado di creare dei legami. In questo caso, il loro scioglimento è cosa abbastanza facile da ottenersi.  Le critiche ripetute per anni ad un bambino (“Non capisci niente”, “Sei un buono a nulla”, “Sei un/una poco di buono”, eccetera) possono invece generare legami piuttosto stabili e di difficile o difficilissimo scioglimento.

I legami possono essere visualizzati come degli elastici con due ami, uno dei quali sta attaccato alla vittima e un altro sta attaccato al carnefice. Esistono delle tecniche di scioglimento dei legami che fanno parte della TEV e delle quali qui non parlerò. Esistono alcune discipline in grado di sciogliere i legami. Ne ricordo qualcuna:

  • la Tecnica Energo-Vibrazionale o  TEV,
  • le discipline del “Conosci Te Stesso“,
  • le tante tecniche di Psicoterapia,
  • la Floriterapia di Bach o simili.

Tutte queste, in misura differente e con modalità differenti, sono in grado di sciogliere i legami.  (Prego di notare il termine: sciogliere e non tagliare o spezzare, che comportano comunque idee di violenza, in grado di generare altri legami).

Premetto, ma senza approfondire il concetto, che esistono due tipi fondamentali di legami: quelli involontariamente creati dal carnefice e quelli creati volontariamente il cui scioglimento provoca effetti totalmente differenti. Per semplificare, dirò solo che in entrambi i tipi di legami la vittima sperimenta uno straordinario incremento d’energia e soprattutto di R1 (il PRIMO RAGGIO) e dunque di Potere Personale.

Lo scioglimento dei nostri legami è un processo di crescita che, se vogliamo, dura tutta la vita.

(segue)

© Roberto Zamperini

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Articoli precedenti:

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28 Maggio 2010 - Posted by | Conosci Te Stesso, Crescita Personale, Energie Sottili | , , , , , , , , ,

2 commenti »

  1. “Per semplificare, dirò solo che in entrambi i tipi di legami la vittima sperimenta uno straordinario incremento d’energia e soprattutto di R1 (il PRIMO RAGGIO) e dunque di Potere Personale”

    qui stiamo parlando della fase di scioglimento no?
    altrimenti dovrebbe essere il carnefice e non la vittima … almeno inizialmente(!)

    Commento di SkyLuke | 28 Maggio 2010 | Rispondi

    • Nello scioglimento possono esservi due casi (poi ne parlerò magari in un altro articolo):
      1) entrambi sperimentano uno straordinario incremento d’energia
      2) lo sperimenta solo la “vittima”.
      Mi sembrava questo il senso… O no? Mi sono espresso male?

      Commento di zaro41 | 29 Maggio 2010 | Rispondi


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