Il blog di Roberto Zamperini

Se preferite avere un cancro piuttosto che pensare, cambiate Blog

Ipazia: come massacrare una donna troppo intelligente e mandare in esilio gli Dei (2)

Mi sembra che nella storia di questa straordinaria giovane – al di là dell’intolleranza religiosa che pure fu uno degli elementi centrali della fine di una cultura e di una civiltà – ci siano alcuni elementi su cui riflettere:

1) Ipatia era troppo bella.

Le testimonianze del tempo sembrano confermarci la sua bellezza, di quel tipo particolare che nasce dalla sensibilità, dall’eleganza dei modi, dalla cultura e dall’intelligenza, che è, insomma, prima di tutto una bellezza interiore e che poi può anche manifestarsi come bellezza fisica. Una bellezza, dunque, altera, regale. La bellezza di un essere non disposto a chinare la testa di fronte ad imposizioni e a dogmi.

2) Ipatia era troppo intelligente.

Se si considera che il babbo era nientemeno un famoso matematico e responsabile nientemeno che della celeberrima Biblioteca di Alessandria, fa impressione che la giovane – a detta delle fonti – e avesse superato il padre in sapere e preparazione matematica. Ipatia doveva essere imbarazzante per molti che vedevano altri uomini dovevano prendere lezioni da una ragazza. Si sa che nel 393 Ipazia era a capo della Scuola Alessandrina. A 23 anni d’età!

Come scienziato, si sa che ad Ipatia si deve l’invenzione di un tipo più perfezionato di astrolabio e – almeno si dice – la scoperta della forma ellittica delle orbite dei pianeti. Il resto della sua opera è andato perduto e bruciato.

3) L’intelligenza di Ipatia era troppo libera.

Ipatia era vergine e non aveva alcuna voglia di darsi ad altro che non alla Scienza e alla Filosofia. Ai suoi pretendenti regalava il telo in cui aveva raccolto il suo mestruo, come dire: “Questo è il massimo che potrai avere dal mio corpo”!  Un comportamento scandaloso per una donna scandalosa! Per di più sembra che avesse la pessima abitudine di insegnare filosofia gratuitamente sulla pubblica piazza. Un altro scandalo!

Ma poi, naturalmente, l’irruzione di una modalità religiosa che fino ad allora era stata totalmente estranea al mondo classico. Sentite cosa si scrive in Fidest – Agenzia giornalistica/press agency:

Lettera al direttore. “Ma la religione non è storia di violenza” è il titolo di un interessante articolo (La Repubblica 20 aprile) di Vito Mancuso riguardo al film di Amenábar. Il teologo conclude: “Forse sbaglio a sostenere che il film voglia dare l’impressione  che le religioni sono foriere di intolleranza e violenza, mentre solo la scienza e la filosofia aprono alla tolleranza e alla pace. Si tratta, lo ripeto, di una tesi falsa, ampiamente smentita dalla storia del 900…Pavel Florenskij, matematico e scienziato russo, e insieme filosofo, storico dell’arte, teologo e sacerdote ortodosso…dopo anni di prigionia nei gulag staliniani, venne ucciso l’8 dicembre 1937 per le sole idee che professava. Ipazia, filosofa e matematica, ad Alessandria nel 415; Florenskij, teologo e matematico, a Leningrado nel 1937: la prima uccisa dall’intolleranza dogmatica della religione, il secondo ucciso dall’intolleranza dogmatica dell’antireligione. C’è qualche sostanziale differenza?”. Il fatto è che né la religione né la scienza e la filosofia sono in sé foriere di intolleranza e violenza, è la natura umana ad essere foriera di intolleranza e violenza; ora si uccide in nome di questo, ora di quello, ora in nome di niente. Però mi pare che quando si parla dei delitti perpetrati per motivi religiosi, di norma si voglia porre l’accento sulla mostruosità e la contraddizione di uccidere in nome di Dio. E una differenza, in realtà, c’è. Uccidere in nome di Dio è più diabolico che uccidere in nome del diavolo, o per qualsiasi altro motivo. (Elisa Merlo)

L’anno era il 415. I segnali erano pessimi e il tempo segnava burrasca. Un’epoca buia stava alle porte. Cinque anni prima, al di là del Mediterraneo, Alarico aveva messo a ferro e fuoco Roma. Un evento che aveva scioccato il mondo. Una notizia che aveva percorso come un lampo tutta l’Europa ed era giunta, naturalmente, fino ad Alessandria d’Egitto. Dove la morte di Ipatia e l’incendio della Biblioteca sembrarono segnare l’inizio di altre sciagure. Ecco cosa scrisse a proposito dell’assassinio di Ipatia  Socrate Scolastico“Un gruppo di Cristiani dall’animo surriscaldato, guidati da un lettore di nome Pietro, si misero d’accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo”.

Purtroppo sembra che il biasimo toccato a Cirillo – al di là dell’opinione di Socrate Scolastico –  non valse granché, visto che venne fatto santo e ancor oggi lo si venera come tale.

A parte il film (che pure hanno definito un pugno nello stomaco del pubblico) ci sono, a me sembra, delle considerazioni da fare oltre la drammatica vicenda della sfortunata Ipatia. La domanda che si impone è la seguente:

che mondo sarebbe il nostro se personaggi violenti e intransigenti

non avessero vinto la loro battaglia contro il mondo classico?

Naturalmente la discussione intorno al ruolo avuto dall’intransigenza religiosa sulla caduta della civiltà è più aperta che mai…

Ehi, un momento! Hai parlato di caduta della civiltà e non di caduta di una civiltà! Ops, sorry, lapsus freudiano…

___________________________

© Roberto Zamperini


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8 giugno 2010 - Posted by | Personaggi, Scienza, Storia | , , , , , , ,

19 commenti »

  1. “che mondo sarebbe il nostro se personaggi violenti e intransigenti non avessero vinto la loro battaglia contro il mondo classico?”

    Domanda molto intrigante e, anche se la mia insegnante di storia mi ha sempre ripetuto che “con i se e con i ma la storia non si fa” , credo che meriterebbe qualche riflessione che ogn’uno di noi è tenuto a fare per possedere una coscienza storia più equilibrata.

    Un’altra domanda, secondo me assai più contingente, è questa:
    Che mondo diventerebbe il nostro se recuperassimo i modi di essere e di esprimersi che avevano gli Antichi, fautori di di una così grande CIVILTà? Cosa comportebbe se una massa critica di persone recuperasse valori quali FIDES, PIETAS e VIRTUS?

    Commento di Giovannone | 8 giugno 2010 | Rispondi

    • Giovannone, io non credo nelle possibilità di cambiamento dovute ad una massa critica. Questo mondo è fatto e pensato per una massa che dorme, che reagisce a stimoli di sopravvivenza puri e semplici, perchè hanno bisogno esattamente di questo per poter sperimentare se stessi negli aspetti più bassi. La visione “new age” di una massa critica che permetta un cambiamento planetario, a mio avviso, non fa altro che continuare a mantenere il focus verso l’esterno, verso qualcosa che deve arrivare da fuori a cambiare le coscienze. Il Lavoro reale, invece, è sempre e soltanto un lavoro rivolto all’interno di sè, fino a che arrivi a non aspettarti nulla da fuori, ma comprendi che l’unico cambiamento possibile è la visuale dalla quale osservi e poi agisci. Pensare di poter immettere e insegnare (nel senso di segnare dentro) Fides, Pietas e Virtus anche solo in una persona, è perpetrare una modalità di azione invertita. Io credo che tutto ciò che ci è possibile fare sia educare noi stessi per imparare ad educare, qualora fosse necessario. Ma comunque a me è dato soltanto di agire al meglio, le responsabilità e le possibilità dei risultati non sono nelle mie mani.

      Commento di luna di carta | 9 giugno 2010 | Rispondi

      • Carissima Luna, io sono d’accordo e in disaccordo con te. D’accordo perché il Lavoro è sempre e solo quello del CTS (Conosci Te Stesso) e dunque tu hai ragione da vendere. E hai ancor più ragione quando sottolinei questo aspetto messianico e fasullo della New Age “di una massa critica che permetta un cambiamento planetario”. E’ vero! E ti dirò di più: questo aspetto messianico – che fa da contraltare all’altro, quello catastrofistico – non è altro se non lo spostare l’attenzione dal “dentro” al “fuori”. Stiamo tranquilli che tanto c’è l’Alieno Buono, c’è la Guida che ci guida, c’è il Super Guru, c’è il Metodo per la Conquista del Paradiso (e/o dei quattrini, del successo, eccetera), e via di questo passo. Tutto meno che fare come ci consiglia da millenni il Dio Apollo: GNOTHI SEAUTON, Conosci Te Stesso. Come? Conosci Te Stesso? E che roba è? Nooo!! Troppo difficile! Troppo faticoso! Il Mac Donald New Age con la sua paccottiglia indigesta di soluzioni precotte è meglio che guardarsi dentro! Ipatia questo dovrebbe essere: guardarsi dentro e scoprire in noi il San (?) Cirillo massacratore. La radice dell’intransigenza e di tante altre cosette nascoste nel buio dell’armadio.
        Però sono anche in disaccordo con te, perché in questo mondo non siamo soli, ma siamo co-creatori della Realtà in cui ci troviamo. E, come co-creatori, abbiamo dei compiti e delle responsabilità verso gli altri. Pensa ad esempio al rapporto tra i genitori e i loro figli (ma se vuoi anche a quello tra i figli e i loro genitori). Un rapporto che è, lo si voglia o no, didattico. IN-segnare: dici bene tu. Segnare dentro, ma se nessuno si prenderà la briga di IN-segnare ad altri che esistono certi valori, esistono certe idee, esistono certi insegnamenti, ESISTE UNA STORIA, ESISTONO CERTE RADICI, non avremo più il diritto di lamentarci di vivere nel mondo in cui viviamo.
        Perché il futuro nasce sempre dal passato …
        Almeno così io credo …
        Non credi? Un bacione forte, tuo RZ

        Commento di zaro41 | 9 giugno 2010 | Rispondi

  2. Riflettevo proprio in questi giorni sulla questione della Bellezza: se fosse stata solo bella fisicamente al massimo avrebbe subito le sorti canoniche di andare in sposa a qualche ricco mercante. Quel che diede fastidio, in realtà, è che questa bellezza esteriore fosse il riverbero di qualcosa di interiore, non più bellezza estetica ma Bellezza Estatica (come la chiamo io). Ci dimentichiamo sempre che cogliere, ammirare e comprendere questo tipo di Bellezza è una capacità che va aldilà delle possibilità della massa, anzi, il più delle volte, la massa ignorante (in senso letterale) e perciò volubile e veicolabile da “poteri forti”, non accetta in alcun modo di confrontarsi con qualcosa che sente totalmente alieno da sè. Qualcuno che, con la sola presenza, ti ricorda costantemente cosa è possibile essere, innalzandosi al di sopra della mediocritas, è un avversario pericoloso per la propria identità animale. Tuttora le cose non sono cambiate.
    Uno dei messaggi che mi arrivano, anche dalla sua storia, è che è necessario imparare la scaltrezza del “mantenere un basso profilo” per potersi muovere in questa realtà, e non già per paura quanto per poter portare a compimento i propri compiti. Qualcuno, 2000 anni fa, disse: ” I figli di questo mondo, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della Luce”. Poi ci sono momenti in cui è necessario mostrarsi per ciò che si è, senza filtri, ma per farlo bisogna aver sviluppato una visione completa delle conseguenze alle quali si va incontro e averle accettate in toto.

    Commento di luna di carta | 9 giugno 2010 | Rispondi

  3. Caro Roberto, non ho inteso, con le mie parole, veicolare il concetto di abdicare dalla propria responsabilità di educatori, verso i figli, i genitori, gli amici o chiunque altro ci sia, in qualche modo, affidato. D’altronde, se la pensassi in questo modo, non verrei a seguirti durante i corsi e non avrei fatto tante esperienze importanti!
    Quel che voglio dire è che è necessario tenere bene a mente, innazitutto, la distinzione tra insegnamento ed educazione. Noi siamo come bambini, anche a 70 anni, continuiamo ad imparare più osservando che ascoltando. L’insegnamento presuppone che io, dall’alto della mia esperienza, inculchi qualcosa dentro un’altra persona (la segno dentro). L’educazione implica che io sia in grado di cogliere, dentro l’altro, qualcosa che l’altro non ha ancora percepito di sè e lo aiuti a portarlo alla luce (maieutica). E questo posso farlo attraverso le parole ma soprattutto attraverso l’esempio. Tu hai una splendida bimba e sono sicura che mi comprendi: con mia nipote noto spesso che il modo migliore per farle comprendere qualcosa è tenerla vicina, guardarla negli occhi e spiegarle con parole a lei comprensibili cosa voglio trasmetterle. Ma noto anche che se io non sono internamente coerente a quanto cerco di trasmettere, il messaggio passa a metà e non arriva dove deve arrivare.
    Il passato è importante per comprenderci, ma ritengo oltremodo importante imparare a non rimanerne abbacinati, tanto da non riuscire a sintetizzarlo nel momento nel quale viviamo. E questo è stato, a mio modo di vedere, l’ “errore” di Ipatia: era figlia di una civiltà e di una modalità classica e ne portava in sè tutti i valori più alti, ma non ha avuto o voluto avere, la necessaria comprensione che la Vita è movimento e cambiamento e che, per continuare a viverla, bisogna imparare ad essere fluidi e non resistere. E anticipo la tua obiezione dicendoti che questo, per me, non significa diventare banderuole al vento ma rimanere nel proprio centro sviluppando l’Intelligenza (quella dei Fedeli d’Amore) di sapersi muovere nella propria realtà.

    Commento di luna di carta | 9 giugno 2010 | Rispondi

    • Giustissimo quello che dici Luna, sottolineo solo una cosa. Se Ipatia non si fosse espressa esattamente in quel modo, al giorno d’oggi la sua memoria storia sarebbe morta e il suo contributo al mondo sarebbe stato di sicuro meno duraturo.

      E’ la solita scelta di Achille: vivere una lunga vita tranquilla e felice con la propria famiglia per poi essere dimenticati alla terza generazione, o morire da giovani in modo EROICO ed essere per sempre ricordati da tutta l’umanità? Quante persone si sono ispirate ad Achille (ma anche ad Ipatia e ad altri personaggi illustri) nella loro AZIONE?
      Questi non sono più solo umani, ma semi-divini.

      Ovviamente poi, come dici tu, spesse volte è necessario volare basso per preservarsi in vista di qualcosa più grande.

      Commento di Giovannone | 9 giugno 2010 | Rispondi

  4. Concordo Giovannone e infatti ho scritto “errore” di Ipatia tra virgolette proprio per sottolineare che non di errore si tratta (purtroppo le parole non aiutano a sviscerare totalmente un concetto). Essere Eroi è un destino per pochi e se Ipatia non avesse agito come ha fatto non ci sarebbe rimasta traccia della sua vita, come dici. Ma un Eroe è tale anche perchè le sue gesta sono in grado di ispirarci alla riflessione e alla comprensione di noi stessi. E’ la continua riattualizzazione delle sue gesta che ci permette di coglierne il senso sacrale. Se guardassimo agli Eroi solo in quanto fulgidi esempi di un passato glorioso, perderemmo quanto di più importante essi vogliono comunicarci: la spinta a rinnovare noi stessi, tendendo a quell’ Essenza di cui loro sono esempio.
    Non si tratta di vivere una vita tranquilla ma di, appunto, “preservarsi in vista di qualcosa più grande.”

    Commento di luna di carta | 9 giugno 2010 | Rispondi

  5. Il film AGORA’ è molto importante per essere il primissimo esempio di pellicola costosa stile Hollywood che mostra a chiare lettere che un FUTURO diverso ERA possibile per noi nel IV sec d.c.
    Nel denunciare un orribile omicidio dei galilei, il film ci dice (tra sottili menzogne..) che LA civiltà è stata distrutta di proposito e ci fa nomi senza cognomi degli autori del crimine.Questo capolavoro della cinematografia è il primo a denunciare l’assassinio dell’Impero e a declamare il nome del sicario (il mandante viene invece occultato).

    Commento di mario puccioni | 9 giugno 2010 | Rispondi

  6. Caro Mario,
    Dici bene, però a ben vedere il nome del mandante non viene del tutto occultato. Qualche piccola allusioni in occasione delle riunioni politiche emerge…

    Commento di Giovannone | 9 giugno 2010 | Rispondi

  7. Giustissima osservazione, Giovannone!!

    Il NOME del mandante viene in effetti occultato ma il regista -o lo sceneggiatore non so- si è preso la libertà di farlo vedere ‘sto mandante, seppur senza nominarlo esplicitamente..

    Commento di mario puccioni | 9 giugno 2010 | Rispondi

  8. Io non ho visto ilo film, ma mi sa che quando parlate di mandanti vi riferiate a qualcuno di importante nell’ambito della religione cristiana di quel tempo.
    Sto leggendo un bellissimo libro di Augias e Cacitti (il quale è ordinario di storia del cristianesimo)sulla Storia del Cristianesimo. Sto imparando moltissimo e sto colmando molte delle mie lacune storiche.
    Per farla brevi i cristiani dei primi secoli (che erano giudei-cristiani almeno fino al 314 D.C.) non erano tanto diversi degli attuali musulmani. Ortodossi, intrassigenti e fanatici…………!!!!!!!

    Commento di Francesco | 9 giugno 2010 | Rispondi

    • era il 134 D.C. e non il 314

      Commento di Francesco | 9 giugno 2010 | Rispondi

  9. Caro Francesco, stiamo discutendo di quanto si stava PROGETTANDO in quei lontani anni. Si stava progettando il mondo di OGGI, il mondo che ci sarebbe stato nei secoli futuri. Si pensava in termini di millenni. Un grande occulto disegno? Forse. Chissà… C’è chi lo crede e non sono né pochi, né privi di sapere storico. Se così fosse, Ipatia, in fin dei conti, è stata solo un episodio di questo grande disegno. Un episodio terribile, orrendo, anche spaventoso, ma comunque un episodio. Un segnale, se vuoi, di cosa si stava preparando, di cosa si stava progettando, ideando. Un grande complotto? Può darsi. Gli elementi ci furono tutti.
    Furono quelli gli anni in cui, in nome di Dio, si bruciò la cultura, il sapere, la storia, le idee che avevano guidato l’Uomo sino ad allora. Si bruciò la Biblioteca di Alessandria, un evento addirittura più grave dell’assassinio di Ipatia, perché avrebbe presto portato alla fame e alla morte MILIONI di persone. Fu un segnale di un nuovo corso della Storia. Ti cito parole non mie: “Le notizie della distruzione islamica di quello che restava dei libri della biblioteca di Alessandria sono cosa che ci porterebbe troppo lontano, basti dire qui che tali notizie non ci provengono per niente dal solo vescovo Gregorio Bar Hebreaeus ma anche direttamente (e principalemente) dalle sue fonti arabe mussulmane. Queste narrano fra l’altro che i bagni arabi (hamam) di Alessandria fossero alimentati per mesi e mesi coi papiri della biblioteca. Inoltre questa decisione di distruggere la cultura dei vinti non fu per niente occasionale, ma si ripete’ tragicamente e regolarmente in molte altre citta’ conquistate dagli arabo mussulmani, pertanto non andrebbe posta in dubbio.”
    La caduta dell’Impero non fu, come ci descrive Hollywood, un passaggio di poteri o un cambiamento di religioni. Fu molto di più. Tanto per cominciare, fu la MORTE della maggior parte delle persone. Si calcola che – in Italia – morì il 90 o 95% delle persone! Morire, capito? Di fame, o sgozzati, o stuprati, o massacrati da orde di barbari non più gestibili.
    Non solo, ma fu la fine di un’organizzazione economica, di una struttura tecnologica che portava sapere, cultura, ordine, diritto, sicurezza, fogne, acqua, cibo a milioni e milioni di persone. Di colpo, nel giro di una manciata di anni, tutto questo scomparve. Prova a pensare che succederebbe OGGI a te e alla tua famiglia se una simile catastrofe si ripetesse.
    Ebbene, il punto è: tutto questo è stato casuale, è stato l’effetto del piombo nei tubi dell’acqua che ha generato il saturnismo, è stato l’effetto dell’ipertermia delle terme romane che hanno indebolito la gente, l’effetto dell’inflazione, eccetera eccetera eccetera o è stato un progetto studiato e voluto?
    Il titolo che ho dato all’articolo – se guardi bene – è non solo “come massacrare una donna troppo intelligente”, ma soprattutto “COME MANDARE IN ESILIO GLI DEI”. Qui sta la chiave … Pensaci.

    Commento di zaro41 | 9 giugno 2010 | Rispondi

  10. Ti rispondo per quello che posso, e purtroppo con parole non mie, visto che non sono ferrato in materia.
    Premetto che nell’analisi dei primi secoli dopo Cristo è comunque necessario a mio avviso non confondere il piano storico-sociologico, con quello teologico-esegetico. Sono due binari paralleli che corrono comunque separati.
    Affermano Augias e Cacitti in “Inchiesta sul Cristianeseimo”: Come già spiegato, la religiosità del tempo (II-III secolo D.C.) non separava il momento religioso da quello civile; i due aspetti erano concettualmente uniti, formavano anzi quel blocco unico all’interno del quale si dispiegava la pietas.
    I romani hanno sempre avuto un atteggiamento tollerante nei confronti di tutte le religioni. Essendo però la loro una religiosità essenzialmente pubblica, politica, esigevano, come recitava già il testo delle Dodici Tavole riportato da Cicerone nel De Legibus, che “nessuno abbia per proprio conto dei né nuovi né forestieri se non riconosciuti dallo stato.
    Rispettata questa premessa, reagivano duramente solo nel caso in cui una religione presentasse aspetti di possibile eversione politica. Dal momento che i cristiani non predicavano né praticavano riti pericolosi, molti storici sostengono che l’opposizione tra cristianesimo e impero romano il contrasto fosse di carattere culturale.
    Quando i cristiani si rifiutano di venerare l’imperatore, il loro diniego è visto quindi come un gesto empio; l’accusa che si attirano è non solo di essere dei cattivi cittadini, ma di essere addirittura atei. Poi ancora……., la colpa dei cristiani quindi non è in ciò che fanno, ma in ciò che sono.
    Ancora
    “i greci e i romani pensavano che, negando il culto alle divinità, si corresse il pericolo di veder andare il mondo in rovina, poiché veniva a mancare proprio ciò che lo tiene insieme, cioè la religio, termine che con ogni verosimiglianza racchiude anche il concetto di legare.”
    Nel 130 l’imperatore Adriano era andato a visitare le rovine di Gerusalemme promettendo che avrebbe fatto ricostruire città e tempio. Sembravano parole rassicuranti, nascondevano invece un tranello. Il desiderio dell’imperatore era di riedificare la città santa sul modello di una metropoli romana, dedicando il Tempio a Giove. Adriano inoltre rese nota la volontà di voler abolire la circoncisione , che considerava una mutilazione ripugnante, irritando le autorità religiose locali. Intanto la citta di Gerusalemme veniva ribatezzata Aelia Capitolina. Tutto ciò contribuì ad accrescere l’ostilità verso i romani. Cominciano così anni di duri scontri. Per tre anni si susseguirono scontri di inaudita violenza. E’ scritto nel Talmud, che “i romani compirono tali eccidi che i loro cavalli erano immersi nel sangue fino alle narici”. Finito il conflitto, per diciassette anni i romani non permisero ai giudei di seppellire i loro morti né, per lungo tempo, di entrare in Gerusalemme.
    Nel 135 la rivolta venne infine schiacciata. Secondo Dione Cassio i giudei ebbero 580.000 morti, e cinquanta città fortificate vennero rase al suolo. Le reazioni imperiali furono forti. Vennero fatti bruciare pubblicamente i rotoli della Legge; Roma inoltre ordinò che si cambiasse il nome alla regione, ribattezzata Syria Palestina, ossia terra dei filistei, nemici tradizionali dei giudei.
    Nell’anno 135 si conclude, con la definitiva distruzione di Gerusalemme, una guerra sanguinosissima. Quella guerra, quella sconfitta avranno conseguenze storico-politiche visibili ancora oggi.
    Dal 135 in poi il giudaismo rabbinico ne uscì però rafforzato, fu riorganizzato su base sapienzale, chiudendo i conti con tutte quelle correnti che avevano causato un tale disastro.
    Quindi il 135 segna la data ufficiale di uscita del cristianesimo dall’alveo nel quale aveva cominciato a prendere vita.
    Nasce proprio in questo momento, quel micidiale processo di autoaffermazione che porta a diffamare gli altri e che segnerà tragicamente la storia fino ad oggi. PER AFFERMARE SE STESSI OCCORRE NEGARE, QUANDO ADDIRITTURA NON ELIMINARE, L’ALTRO DA SE’!
    A tal fine viene fondata nei secoli successivi, ad opera si Agostino d’Ippona una dottrina che leggittima l’uso della violenza ai fini della conversione. Per arrivarvi elabora una interpretazione aberrante, malamente fondata, della famosa parabola evangelica sugli invitati a nozze (lc 14, 15-24)
    Quindi mi sembra più che ovvio che si ritorna la vecchia solita questione: gestione del potere!!!
    Certo che c’è stata la volontà di eliminare gli “dei dei romani” con tutto quello che essi significavano, e sappiamo adesso anche ad opera di chi.
    Ma la domanda vera è perché l’era degli dei è tramontata in favore dell’unico Dio dei cristiani?
    Tu sai che io in più occasioni mi sono dichiarato Cristiano-Cattolico. Ciò non toglie che non sia in grado di vedere gli errori, a volte tragici, che sono stati commessi in nome del mio Dio, ma da qui a sostenere il culto degli dei romani ne passa molto.
    Parafrasando ancora Augias e Cacitti, ciò che ha assicurato la sopravvivenza del cristianesimo, dagli albori ad oggi sono tre cose:
    la prima, iniziale, che Dio si è fatto carne;
    L’incarnazione è la carta vincente del cristianesimo. Il Dio dei cristiani è un Dio che, è venuto ad abitare presso di noi e si è fatto carne, un uomo nella storia. Ci sono e ci sono stati tanti miti di salvezza nel mondo, ma la forza del Dio dei cristiani è di essere uomo.
    La seconda, Dio è risorto dalla morte.
    La terza, la parusia. Cristo, chissà quando, ritornerà a prenderci: sarà il suo secondo avvento, il ritorno in gloria.
    Spero di aprire nessuna polemica a sfondo religioso, lungi da me l’idea. Credo che la ricostruzione dei fatti, utilizzando i principi ed i criteri della stotiografia, possa aiutarci ad acquisire un grado coscienza tale da non permettere che tali fatti si ripetano.
    Per onestà intellettuale, e con forte rammarico, devo comunque riconoscere che invece ciò è tragicamente in atto, attuale, nell’ambito scientifico. Dove il nuovo viene emarginato, anzi cancellato, negato!!!
    Quindi per me vale ancora il detto: “Vince sempre il leone della tribù di giuda” e per me è il leone che incarna il simbolo della verità.
    Se mi chiedi il perché gli dei siano stai mandati in esilio io ti rispondo : a causa di ciò che incarnavano, che in quel preciso momento storico, aveva significato sangue e morte.
    E’ vero venne bruciata la Cultura, la Conoscenza tecnologica, il diritto e l’ organizzazione economica. Tutto ciò che rappresentava nella romana religio l’incarnazione degli dei.
    Quindi fu una operazione chirugica e mirata anche se malamente riuscita.
    Forse è stata cruenta, ma di certo non ben riuscita. Ma questo è il frutto delle guerre e dell’ accaparramento del potere!
    Purtuttavia la cultura mediterranea è rimasta fortemente impregnata, in moltissimi ambiti, da ciò che si tentò di eliminare, occultare, eradicare, ma che per fortuna si riuscì solo ad esiliare.
    Quindi dici bene tu, fù un esilio che per certi aspetti è finito già da molto tempo, ed il tuo Cleanergy ne è la prova tangibile.
    La verità qualsiasi essa sia, anche se dura ed innaccettabile, si impone sempre! Viene sempre allo scoperto.

    Commento di Francesco | 10 giugno 2010 | Rispondi

  11. Propongo di sorvolare l’argomento poiché nessuno di noi ha l’autorità scientifica per sostenere qualsiasi tesi senza cadere nell’errore e nel ridicolo: litigano gli storici che non riescono a mettersi d’accordo sull’interpretazione di questi periodi, figuriamoci se possiamo noi arrivare a qualche conclusione degna di un minimo rispetto! Mi sembrerebbe di assistere a quelle interminabili discussioni che avvengono nel bar sotto casa dove ognuno diventa il miglior CT della nazionale di calcio. Discussioni alimentate da gente che in genere non gioca a pallone neppure con il figlioletto di sei anni…! Le tue opinioni, Francesco, sono rispettabilissime e devono essere rispettate, così come è ammissibile credere che se coloro che presero in mano il potere in seguito alla caduta dell’Impero fossero stati meno integralisti, la Storia e l’umanità tutta avrebbero preso altri indirizzi. Tu dirai che la Storia non si fa con i “se” ed hai ragione. Prendiamo atto allora che le cose sono andate come sono andate, magari con un certo rammarico. Per alcuni, come me, il rammarico sarà maggiore. Ma tant’è: sic stantibus rebus …
    Per quanto riguarda gli Dei: era solo una metafora.

    Commento di zaro41 | 10 giugno 2010 | Rispondi

    • Possiamo sorvolare e forse è bene farlo. Mi premeva però sottolineare che ho solo riportato pari pari la ricostruzione storica, e se vogliamo anche le opinioni di un addetto ai lavori, il prof. Cacitti. La quale ricostruzione io condivido in pieno, anche se apertamente antigiudaico-cristiana.

      Commento di Francesco | 10 giugno 2010 | Rispondi

      • E’ saggio sorvolare. E noi siamo saggi, vero France’? Saggi, ma ignoranti.

        Commento di zaro41 | 10 giugno 2010 | Rispondi

  12. Io ignorante di sicuro….. 🙂 tu non credo proprio 🙂 🙂

    Commento di Francesco | 10 giugno 2010 | Rispondi

  13. Il lavoro fatto dalla chiesa mi fa pensare ad un grande amplificatore di fp come la paura, il giudizio , il senso di colpa.. una sorta di potenziatore di un’apparato limitante (come una gabbia, o una prigione interiore).

    il cosidetto “esilio degli DEI” corrisponde alla perdita di un’eco con le corde più profonde del nostro essere..

    p.s: Grazie mille volte Magister per i segni che tracci 🙂

    Commento di Girolamo | 17 giugno 2010 | Rispondi


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