Tracce degli Iperborei in Gran Bretagna (1)
Chi avesse intenzione di fare un viaggio in Gran Bretagna e se è interessato alle cose che si discutono in questo Blog, non manchi di visitare Glastonbury, una piccola città nel Somerset, di 10.000 abitanti, a circa 50 Km da Bristol e non distante da Bath, la città delle terme romane. La cittadina, pur graziosa, in sé ha poco di interessante e se anzi, come me, siete allergici ai new-age-freakkettoni-apocalittico-mistici, vi consiglio di portare con voi dosi industriali di istamina. La cittadina ne è infatti infestata e sono soprattutto da evitare i deleteri festival New Age che in essa si svolgono annualmente. Secondo i suoi fans, Glastonbury non sarebbe un posto qualsiasi, ma si tratta nientemeno che della Gerusalemme d’Occidente. Non essendo minimamente esperto della prima e originale Gerusalemme, ancor meno ne so della seconda e pertanto volentieri sorvolo questa moderna mitologia e cerco di concentrarmi esclusivamente su alcuni aspetti interessanti, anche perché l’energia dei luoghi parla forte e chiaro.
Se credete che vi parlerò dei celebri Crop Circle, nella zona numerosi quanto i freakkettoni, sarete delusi. E sarete delusi anche se credete che vi parlerò di Stonehenge: lo farò, ma solo indirettamente. E allora di che parleremo? E’ chiaro: parleremo di Romani, di Thulè e di Apollo! Ehi, Zamperini! Ma sei impazzito? Che c’entrano i Romani, Thulè e che c’entra Apollo con la candida Albione? C’entrano, c’entrano. Intanto per cominciare, diamo spazio alla mitologia moderna. Poi, con calma, cercheremo di vedere le cose secondo un’altra prospettiva, a mio avviso ben più intrigante.
Cominciamo: i due siti che sono da visitare immancabilmente a Glastonbury sono l’abbazia e la torre.
L’abbazia è considerata la più antica costruzione cristiana in Gran Bretagna. Secondo le leggende, un tempo l’abbazia era stata costruita sopra una chiesa fondata nientemeno che da Giuseppe di Arimatea nel 37 d.C. durante la sua presunta fuga in Inghilterra in compagnia di Maria, la madre di Gesù, alcuni anni prima della distruzione del Tempio. Di mare ne deve aver visto molto, Giuseppe di Arimatea, per arrivare dalla Palestina fino al sud della Gran Bretagna e per far questo doveva avere a disposizione ottimi marinai!
Data la premessa, il seguito della storia è scontato e aspetta solo che un Dan Brown ci scriva solo un bel triller da trasformarsi eventualmente in un film di cassetta: Giuseppe d’Arimatea e Maria si sono portati dietro dalla Palestina un’ampolla con il sangue di Gesù che, nascosto in qualche sito nella campagna di Glastonbury, avrebbe dato vita in seguito alla saga del Graal e a quella di re Artù. Si tratta di una variante dell’altra storia, quella caldeggiata da Dan Brown che, a sua volta, l’ha ripresa pari pari da Fulcanelli, da “Il Mistero delle Cattedrali“, in cui il misterioso alchimista francese sostiene la tesi che il San Graal null’altro sarebbe – spostando solo la consonante G – se non il Sang Raal ovvero il sangue reale. Sangue di chi? E di chi se non di Gesù? Secondo questa versione, a portare il sangue reale non sarebbe stata però Maria, ma la Maddalena, che altro non sarebbe stata, se non la moglie più o meno segreta di Gesù. E il sangue reale, Maddalena, se lo portava in seno ed era il figlio stesso del Messia. A sostegno dell’azzardata tesi, Fulcanelli e i suoi sostenitori citano il gran numero di toponimi derivati da Maddalena. Mah … Questo è un film già visto …
Come si arguisce, si tratta della tipica querelle franco-inglese: il Graal sta in Francia ed è francese, ma no, sta in Gran Bretagna ed è inglese … Eppure, alcuni segnali ci dicono che le cose siano andate ben diversamente! O almeno: esiste un altro modo di guardare le cose, che però non dovrebbe piacere troppo né ai francesi, né ai britannici.
Tanto per cominciare: che c’entra il Re Artù con tutto questo? Il fatto è che, nel 1191 i religiosi dell’abbazia annunciarono di avere ritrovato nei pressi del monastero una tomba con i resti del leggendario sovrano e quelli di sua moglie, l’altrettanto leggendaria Ginevra. La tomba comprendeva la seguente iscrizione: “ Hic iacet sepultus inclitus Rex Arturius in insula Avalonia “ ovvero “Qui giace il famoso re Artù sull’isola di Avalon”. Tutto questo, sfortunatamente, non esiste più. Ammesso, ovviamente, che non si tratti di una leggenda nella leggenda! Recentemente (nel 1962) uno scavo archeologico mostrò tracce di una antica tomba, ma in essa nessuna prova che fosse proprio quella del re Artù. Il dubbio che tutto questo sia null’altro che del marketing – sia pure medievale – fatto per attirare fedeli e quindi quattrini, è più che legittimo, così come l’altro dubbio, ovvero che tutte queste leggende, come tanti fasulli Crop Circle, siano pompate o inventate per attrarre turisti negli alberghi, nei bed&breakfast e nei ristoranti (pessimi per noi italiani!) della zona. (Questo mi fa venire in mente che chi di misteri ce n’ha pochi, è molto più bravo a sfruttarli economicamente di noi italiani, che pure ne abbiamo tanti).
Ma come ce l’avrebbe portato in Inghilterra il sangue di Gesù, Giuseppe d’Arimatea? E poi: ma chi era questo Giuseppe d’Arimatea? Un domanda che sembra presupporre una risposta scontata: Giuseppe era qualcuno che veniva da Arimatea, no? Purtroppo gli studiosi negano che sia mai esistita una località chiamata Arimatea. Quindi Giuseppe d’Arimatea non veniva da Arimatea. E allora perché si chiamava così? Mistero. E nei Vangeli non sono chiari neppure quali legami intercorressero tra questo Giuseppe e la famiglia di Gesù. Sembra comunque che fosse un ricco giudeo, membro del sinedrio. Se è vero, allora questo Giuseppe doveva essere un personaggio di gran rilievo, visto che il Sinedrio di Gerusalemme era l’organo preposto all’emanazione delle leggi ed alla gestione della giustizia. Le opinioni venivano discusse prima delle votazioni ma le opinioni in minoranza non venivano scartate e non erano proibite: semplicemente l’opinione di maggioranza diventava vincolante. (Wikipedia). Secondo i Vangeli Giuseppe era un discepolo di Gesù, ma in segreto. Un segreto che in qualche modo deve aver divulgato se ottenne il permesso di deporre dalla croce il corpo di Gesù per trasferirlo in una sua tomba di famiglia. La storia della raccolta del sangue di Gesù da parte di Giuseppe è contenuta nel vangelo apocrifo di Nicodemo, scritto nel IV secolo d.C. Quando la mattina di Pasqua il corpo di Cristo scomparve dalla tomba, i sospetti caddero su Giuseppe d’Arimatea che fu condannato e imprigionato dalle autorità di Gerusalemme.
Secondo il vangelo di Nicodemo, Giuseppe fu liberato dopo che si diffuse la notizia che Gesù era risorto, ma dovette comunque abbandonare la Giudea. La storia prosegue sostenendo che sarebbe giunto nei pressi di Glastonbury con un’ampolla con il sangue di Gesù. Ve l’avevo detto che c’era da scriverci un triller!
Un’ampolla magica sarebbe stata dunque all’origine del ciclo arturiano, cioè delle leggende intorno a Re Artù e alla ricerca del Graal, il sangue reale.
Ma forse il sangue di Gesù non c’entra affatto e non s’è mai mosso dalla Giudea … Ma questa è un’altra storia, che vedremo più avanti.
Per terminare questa prima ricognizione, chi e perché ha distrutto l’abbazia di Glostonbury? Gli inglesi per questo bel gesto devono ringraziare Enrico VIII Tudor che, dopo esser stato glorificato dal papa Leone X con il titolo di Defensor Fidei (difensore della fede) per aver combattuto le idee di Lutero, in seguito alla creazione della Chiesa Anglicana, fu il promotore dello scisma religioso con la Chiesa Cattolica. In questo contesto, Enrico VIII sciolse i monasteri e distrusse anche l’abbazia di Glostonbury. Fu così che l’Inghilterra perse uno dei suoi monasteri più belli ed importanti.
L’abbazia, in effetti, come tutte le cattedrali gotiche, nonostante sia oggi solo un cumulo di macerie, fa ancora mostra di un invidiabile livello energetico e di una discreta ley line. Secondo alcuni, vi passerebbe la linea di San Michele, che nasce in Puglia, nella grotta cosiddetta di San Michele (ove è sede di un’energia straordinaria), collegando tra loro un insieme di luoghi sacri tutti dedicati al santo angelo sia in Italia sia in Francia, per terminare infine a le Mont Saint Michel in Normandia, Francia, dove è potentissima. Sono luoghi che da tempo immemorabile sono sede di templi, di riti sacri, di misteri. La stessa linea collegherebbe infine anche una San Michele inglese, che, avendola visitata, ho trovato quasi totalmente priva d’energia.
Questo per quanto riguarda il monastero, ma la cosa più notevole, dal punto di vista energetico, è un’altra …
(segue)
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© Roberto Zamperini
hmm, intrigante ed interessante … come sempre!
E’ vero Sky. Roberto mi fai venire voglia di prendere il primo volo per Londra, con i voli low cost , non sarebbe un grande dispendio, e poi l’aeroporto è qui a due passi.
D’altronde non sono nuovo a colpi di testa del genere.
Poi però mi vedo, lì in mezzo a quelle rovine, da solo, come un ebete smarrito in cerca di tracce energetiche di chissà cosa, nooooooooo, mi dico, non è il caso. Ci vorrebbe un maieuta che mi accompagnasse. Meglio post-datare il tutto a tempi migliori per le mie capacità sottili!!!!
Intrigante davvero…. non ne sapevo niente di questo..
qualche volta con Roberto e Sonia – se ne hanno voglia – sarebbe bello organizzare un viaggio sulle tracce delle energie sottili. MI prenoto già da ora!
Un viaggio dove? Una cosa simile la si farà a Roma… Intendi quella?
ma perchè non credere a cose con un senso e sostituire la coppa con la sindone e maria che invece è rimasta con giovanni con maddalena che lo accompagno’ insieme anche ad altri per fuggire dai romani e per mettere al sicuro tale immenso reperto per la storia futura??? e daje co’ stà storia della moglie di gesù:o forse non è vero che lui non si dedicò al matrimonio?perchè la storia dovrebbe mentire e dire che era sposato?questo si che non avrebbe senso…altro che film…..un saluto a tutti
Non ho compreso il tuo pensiero, ma non importa. Un saluto anche a te.