L’Alchimia, Jung e Mercurio (Me1)
Ricevo da Dorneus ficino86@hotmail.com questo bellissimo intervento che ritroverete come commento e che merita una riflessione da parte mia e di tutti coloro che sono interessati all’argomento:
Sarebbe molto interessante integrare queste riflessioni con il contributo più “eterodosso” di Jung all’interpretazione dell’Alchimia, la quale ha rappresentato per lo psicoanalista svizzero l’ultima e definitiva riprova dell’esistenza di ciò che egli chiamava Inconscio collettivo e della sostanziale ed universale similarità dei processi psichici come tendenza trascendente verso la meta del Sé. Questa consapevolezza venne raggiunta confrontando le metafore e le immagini alchemiche con quelle provenienti dalle più disparate ed eterogenee sfere culturali, con quelle emergenti durante la terapia con pazienti occidentali completamente ignari di tali questioni, e soprattutto con i prodotti psicotici.
Secondo Jung gli alchimisti mettevano in atto un vero e proprio processo psichico proiettato nella materia attraverso il quale essi prendevano coscienza degli opposti e li integravano successivamente in una coniunctio (da qui il motto “solve et coagula”). La meta era definita, come il resto delle fasi, attraverso le più ardite metafore – come Lapis, philius philosophorum, Immortalità, aurum philosophicum , ecc… Dal punto di vista psicologico a posteriori, essa si configura come una finestra aperta sul Sé; per gli alchimisti lo scopo era una redemptio macrocosmi , un portare a compimento l’opera di Dio integrando materia e spirito.
Questo processo di com-prensione degli opposti è quello che in realtà si svolge nella stessa terapia analitica, o per meglio dire, ANCHE nella terapia, poiché esso è un processo naturale a cui potenzialmente possono accedere tutti; ma, essendo l’analisi il moderno rito iniziatico, come sottolinea Hillman, può senz’altro porre l’ “adepto” nella “giusta” forma mentis al fine di facilitare la presa di coscienza, che, in un mondo come il nostro, sarebbe un sacrificium senza altare né sacerdote, lasciato a se stesso.
I parallelismi tra la psicologia analitica e l’alchimia sono più che conosciuti. Ciò che mi preme infatti porre in luce è un altro punto: l’importantissimo ruolo di Mercurio.Come tu sai, egli è presentato dagli alchimisti come fundus necessario e onnipresente dell’intero processo: è l’aqua potabilis, la prima materia, ecc… Jung dà moltissima importanza a questo elemento, poiché Ermes è conditio sine qua non, il corpo sottile che vivifica e pone le parti in reciproca interdipendenza. L’ermafrodito iniziale e finale. È così importante che sembra più che lecita la sostituzione di “Extra Ecclesiam nulla salus” con “Extra Mercurium nulla salus”. Su questa base, su questo corpo sottile che tutto permea, si fonda una profonda intuizione di Jung, intuizione che purtroppo rimase tale, per prudenza, e per una impostazione kantiana mai del tutto silenziata: forse il processo di unificazione non è semplicemente endopsichico, ovvero, l’unus mundus raggiunto con la coniunctio del fisico e dello psichico potrebbe essere un’espressione della realtà totale, psichica ed extrapsichica.
Riporto un passo di Psicologia e Alchimia: «… Imaginatio è dunque un estratto concentrato di forze vive, tanto corporee quanto psichiche. Diventa così comprensibile anche l’esigenza che l’“artista” sia di costituzione fisica sana; egli lavora infatti con e mediante la propria quintessenza, ed è egli stesso la condizione indispensabile del suo esperimento. Continua però a rimanere oscuro, proprio per questo miscuglio di fisico e psichico, se le trasformazioni ultime del processo alchimistico vadano ricercate maggiormente in campo materiale o in campo spirituale. La domanda in effetti è mal posta: a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito; cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale.
Soltanto questo modo di vedere rende comprensibili le assurdità dei ragionamenti alchimistici. Naturalmente questo regno intermedio di corpi sottili cessa di colpo di esistere qualora si tenti di indagare la materia in sé e per sé, prescindendo da qualsiasi proiezione; e rimane nell’ambito della non-esistenza finché noi crediamo di sapere qualcosa di definitivo sulla materia e sull’anima. Ma se viene il momento in cui la fisica sfiora “regioni inesplorate, inesplorabili”, e contemporaneamente la psicologia è costretta ad ammettere che esistono altre forme di esistenza psichica al di fuori delle acquisizioni personali della coscienza, in cui cioè anche la psicologia cozza contro un’oscurità impenetrabile, allora quel regno intermedio ritorna in vita, e il fisico e lo psichico si fondono una volta di più in un’unità indivisibile. Oggi ci siamo già molto avvicinati a questa svolta».
Una volta, durante un corso, hai parlato di Jung dicendo che lui stesso si era lasciato andare a commenti poco ortodossi sulla natura della psiche e sui fenomeni paranormali. È verissimo, infatti in Ricordi, sogni, riflessioni ,per esempio – come in altri scritti – ci lascia intendere che tutto ciò su cui aveva investigato sotto una luce di rigor scientifico, nella kantiana separazione di soggetto e oggetto potesse essere letto da tutto un altro tipo di angolazione. Questo tipo di lettura è stata portata avanti già dai suoi primi allievi, come dalla von Franz, e continua ancor oggi, in un momento storico nel quale le scienze della materia stanno nuovamente raggiungendo quella coniunctio con le scienze dello spirito riposta in un cassetto per troppo tempo; un tempo in cui i testi di fisica quantistica sembrano scritti da mistici orientali.
Complimenti a Dorneus per l’interessante e denso articolo qui proposto.
Trovo molto efficace la formula “Extra Mercurium nulla salus”. Direi concetto più che ben espresso, una sententia senza dubbio da riutillizzare!
Molto interessante è anche questo passo:
“La domanda in effetti è mal posta: a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito; cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale. ”
In effetti è proprio per mezzo di questa dimensione intermedia che la TEV agisce, giusto?
Un grazie ancora all’ottimo Dorneus e a Roberto che ha pubblicato questo piccolo, ma interessante scritto.