Lo scettro del Potere: il Primo Raggio era un Nume?
In occasione della visita guidata alle Energie Numinose del Foro e del Palatino, abbiamo avuto la fortuna di assistere ad una mostra dedicata ai vetri dell’Antica Roma. In quel contesto, faceva bella mostra di sé un oggetto che morivo dalla voglia di vedere dal vero e non solo in foto: lo scettro dell’Imperatore Massenzio (Marco Aurelio Valerio Massenzio 278 – 28 ottobre 312).
Ecco cosa ne dice Wiki:
Il ripristino della grandezza di Roma e dei suoi dei fu al centro del progetto imperiale di Massenzio. Ciò è evidente anche nel programma iconografico della sua monetazione, coniata nelle officine di Roma e di Ostia, ispirato alle grandi leggende di fondazione della Città: la lupa che allatta Romolo e Remo, Marte rappresentato sia come dio guerriero che come padre dei gemelli fondatori.
Nella stessa direzione andava il vasto programma edilizio dell’imperatore, che per la brevità del suo regno fu realizzato solo in parte, del quale può essere considerata emblema la grandiosa basilica[1].
Oltre all’avvio della basilica, Massenzio volle la ricostruzione del vicino Tempio di Venere e Roma dell’epoca adrianea, l’ampliamento del Clivus Sacrae Viae, dove innalzò da una parte l’heroon di suo figlio Romolo e la Basilica Nova, e dall’altra la Porticus margaritaria[2], il restauro e l’innalzamento delle mura di Aureliano, che dotò anche di un fossato[3]. Provvide inoltre a restaurare la via Appia fino a Brindisi e diversi acquedotti.
Nella sua tenuta sulla Via Appia edificò una grande villa suburbana, dotata anche di un circo e di un mausoleo. Accanto alla villa fu costruito il mausoleo del figlio defunto. Altra maestosa testimonianza del suo prestigio è nella celebre Villa di Piazza Armerina (Enna), a lui ascritta.
Come sappiamo, Massenzio fu sconfitto da Costantino nella famosa “battaglia di Ponte Milvio”, un evento che cambiò le sorti del mondo intero. In quella battaglia Massenzio morì e Costantino divenne imperatore.
Torniamo allo scettro. Per quel che ne so, questo è l’unico scettro imperiale giunto a noi pressoché intatto. Si tratta di una scoperta di un paio di anni fa ad opera dell’archeologa Panella. Provate a testarlo (soprattutto testate la sfera di vetro) e scoprirete che possiede una bella carica di Primo Raggio o R1.
Preciso subito che, per quel che ne so io, la carica energetica dello scettro di Massenzio non corrisponde a nessuna delle divinità a me note a livello energetico. La prima divinità a cui sembra logico pensare è Juppiter: niente da fare, quest’energia è differente. Per il momento, mi vedo costretto ad ammettere che si tratta puramente di Primo Raggio e null’altro. Ma questa conclusione suscita molti dubbi e qualche domanda:
- L’energia che contiene ancora in tanta quantità dopo 1700 anni dipende dal fatto che lo scettro se ne stava sotto terra?
- Com’è stata ottenuta la carica di R1? Con tecniche di teurgia?
- Ammesso che sia stata ottenuta con tecniche di teurgia, si deve altresì ammettere che R1 appartiene alla stessa “classe” di Numi di Juppiter, Venus, Mercurius, Saturnus, eccetera. Una energia a noi ben nota, ma una divinità completamente ignota al Pantheon romano, così come è accettato dagli studiosi.
- Ammesso che sia vera l’ipotesi di cui sopra, è ipotizzabile che anche tutti i Raggi siano da ascrivere alla “classe” dei Numi Romani? Da tempo, come sanno le persone a me più vicine, ritengo che R2 abbia molte proprietà in comune con Venus e R7 ne abbia altrettante in comune con Saturnus; ma dire proprietà in comune non significa ammettere l’assoluta identità. Si noti che Juppiter non è equiparabile a R1. Dunque che pensare?